martedì 22 marzo 2016

The day after. Io, oggi, la paura ce l'ho.

Mentre guardo su Facebook i commenti di apprezzamento di quanti hanno letto il post sul mio viaggio in Belgio arriva la notizia di una serie di attentati. Diversi morti e molti feriti. Sembra uno scherzo del destino. Io che parlo del profumo per le strade di Bruxelles e della bellezza della Grand Place che insonorizza il centro dai rumori delle rue dei quartieri popolari e il tg che mostra il delirio di una città violentata, vittima del terrorismo pazzoide di una generazione di bestie squilibrate.

In questi casi ci si ferma a riflettere per dire la cosa giusta, ma la verità è che in questi casi la cosa giusta non esiste. Meno di quarantotto ore fa all'aeroporto di Bruxelles Zavantem c'ero io insieme ad altre quattro amiche. In quello stesso aeroporto stamattina sono morte una dozzina di persone. Qualcuno stava per tornare a casa per riabbracciare i propri cari e invece non è successo.

La verità è che in questi casi si rimane bloccati per ore davanti alla tv con fare catatonico: cervello spento e sguardo perso nel vuoto. Le sirene delle auto della polizia che passano da viale Marconi ti fanno sussultare il petto, sono l'unica cosa che fa eco dentro un corpo vuoto e inerme. Leggi sui social le frasi dei temerari che scrivono "IO NON HO PAURA" e l'unica cosa che vorresti fare è dire loro "ma che dici? ma cosa diavolo stai dicendo?".

La paura non ce l'hai finché le cose non ti riguardano, finché pensi che non ti possano toccare. Ma quando ti rendi conto che per un regalo del cielo di poche ore quei vestiti a brandelli non sono i tuoi e gli sguardi terrorizzati che incroci non sono quelli delle tue amiche, come fai a non aver paura? Come si fa a non avere paura di morire? Come si fa a non avere paura di perdere un figlio, un padre, una madre, un fratello, un amico? Come si fa a non avere paura di essere vittima di qualcosa che è fuori da ogni controllo?

Io oggi la paura ce l'ho. Ma non ho paura perché il male sta alla stazione o in aeroporto. Ho paura perché il male sta ovunque e ci colpisce quando non ce lo aspettiamo. E ho paura perché anche se ce lo aspettiamo non abbiamo strumenti per proteggerci. Ho paura perché il male potrebbe vivere in tutte le strade di Roma, di Bruxelles, di Parigi, di Amsterdam, di Berlino, di Madrid, di Londra. Il male potrebbe proliferare anche nell'appartamento sopra il mio e io ho paura perché non ne so nulla.

Oggi tirerò la zip della quindicesima valigia. Insieme ai vestiti ci chiuderò dentro la paura e salirò sul treno per raggiungere l'aeroporto. Sobbalzerò a ogni fischio di sirena e a ogni rumore molesto, e per la prima volta mi sentirò al sicuro solo quando mi sarò staccata dal suolo. Non si può non avere paura e non si può ignorarla, ma si può cercare di sconfiggerla.

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