Puntuale l'atterraggio a Bruxelles Zavantem, pochi minuti per capire con quale mezzo raggiungere la città (il più comodo e il più economico - dopo le 20:00 il biglietto costa un euro - è il servizio offerto da De Lijn, l'azienda di trasporto pubblico che collega l'aeroporto con la stazione Gare du Nord) e siamo nella capitale del Belgio, blindata dalle forze dell'ordine che sfrecciano con le loro auto a sirene spiegate su e giù per le rue.
Lo scenario che abbiamo sotto gli occhi è il seguente: negozi e ristoranti con le saracinesche abbassate, prostitute per le strade e la geolocalizzazione dell'iPhone che segnala una distanza di circa due chilometri da Molenbeek, la municipalità in cui poche ore prima del nostro arrivo è stato arrestato il terrorista islamico responsabile degli attentati di Parigi del 13 novembre. L'impatto con il quartiere popolare che ci ospita ci fa un po' rimpiangere non essere rimaste a casa. Troppi poliziotti in fermento e poca gente in giro per le strade di venerdì sera. Rivediamo il programma che ci avrebbe guidato alla scoperta di Bruxelles e decidiamo, per il giorno seguente, di spostarci dal caos per andare a Bruges.
Sabato mattina, colazione al volo in un bar della stazione (le boulangerie e i bar non aprono prima delle 10:00!) e una città che vale i sessantacinque minuti di viaggio in treno. Il centro storico del suggestivo capoluogo delle Fiandre Occidentali è patrimonio dell'umanità dal 2000. Il motivo non è difficile da capire, Bruges si descrive con una sola parola: incantevole! Impronta architettonica di epoca medievale, cattedrali in stile gotico, una trama di viuzze strette tappezzate di sanpietrini, case basse e ponti di pietra che collegano deliziosi angoli della città regalano a questo centro un'atmosfera fiabesca.
Il cuore storico, delimitato da un canale che ne circoscrive i confini, è interamente percorribile a piedi. La prima tappa, a poche centinaia di metri dalla stazione è stata il Begijnhof, un piccolo agglomerato di edifici che fa parte dei beghinaggi fiamminghi, il centro in cui risiedevano le beghine, confraternite laiche fondate intorno al XIII secolo nei Paesi Bassi da donne cattoliche.
Poco distanti la bellissima cattedrale di San Salvatore in stile gotico francese, con l'imponente torre, e la chiesa di Nostra Signora, un'affascinante esempio di gotico brabantino all'interno delle cui mura è custodita la marmorea Madonna col bambino di Michelangelo. Il cuore pulsante di Bruges è il Markt, la piazza del mercato su cui si affacciano, oltre al Belfort (la torre civica alta più di 80 metri simbolo della città) alcune tra le più prestigiose boutique di cioccolato che contribuiscono a rendere deliziosa l'aria che si respira in questa città.
Le strade del centro sono un susseguirsi di bottegucce che propongono oggetti d'artigianato locale, mercatini d'antiquariato, bistrot, brasserie e confiserie. Tra i prodotti tipici del Belgio, oltre alla birra e al cioccolato, gli speculoos, dei biscottini alla cannella tradizionalmente di forma rettangolare con stampe in rilievo in superficie, e le gaufres (o waffle), cialde dolci lievitate cotte tra due piastre di ghisa calde che, a contatto con l'impasto a base di farina, zucchero, uova, latte, burro e vaniglia, sprigionano profumi irresistibili.
Una delle sorprese che non ci si aspetta da Bruges è il Kruisvest, il Parco dei Mulini che si snoda lungo i bastioni orientali della città in un percorso verde di cui noi, purtroppo, non abbiamo potuto godere perché era ora di tornare alla base ed esplorare almeno un po' la Capitale della birra e del cioccolato.
Arriviamo a Bruxelles al tramonto e la bellezza della Grand Place illuminata, con le decorazioni dorate della Maison du Roi e lo spettacolo di volte a crociera e altorilievi del Municipio e della Tour Inimitable, ci fa dimenticare il fischio assordante delle sirene. Il tempo a disposizione è poco ma il momento tanto atteso è arrivato: possiamo partire come trottole impazzite alla volta del tour del cioccolato.
Purtroppo Bruxelles è una città troppo turistica per lasciare spazio alle botteghe dei piccoli artigiani che si dedicano alla selezione e alla lavorazione a regola d'arte del "cibo degli dei". Le vie principali sono un susseguirsi di insegne di colossi commerciali che vantano una storia più o meno recente (su tutti Leonidas, Mary e Neuhaus - a quest'ultimo si deve l'invenzione della pralina) e propongono cioccolato in ogni forma, colore e consistenza (il clima pre-pasquale, ovviamente, accentua la creatività e la fantasia degli addobbi delle vetrine!). Per evitare di prosciugare il portafogli e di far schizzare in aria il tasso glicemico nel tempo di una breve passeggiata dedico assaggi e acquisti a due soli store, quelli che in città non possono essere considerati semplici negozi, ma vere e proprie boutique di haute chocolaterie: Godiva e Pierre Marcolini.
La maison belga Godiva, oltre che per le raffinate confezioni di praline e napolitains (carré assortiti - bianco, al latte e fondente 50%, 72% e 85% di cacao), attira i turisti con delle scenografiche fontane di cioccolato in cui vengono tuffate le fragole, vendute poi in "cartocci" da quattro o cinque pezzi (alla modica cifra di 8,50 euro), ottimo metodo per far venir voglia a chiunque di mangiare la frutta anche in vacanza (o di farla passare a chi pesa il portafogli)!
Pierre Marcolini è un maitre chocolatier che seleziona cru di cacao in giro per le aree del mondo più vocate e trasforma le fave in napolitains monorigine (Venezuela, Perù, Messico, Brasile, Giava, Madagascar, Trinidad ed Equador), praline e tartufini di rara eleganza. Le confezioni sono bellissime (e carissime!) e nella boutique di Galeries Royales Saint-Hubert, a metà strada da Gare de Bruxelles Central (la stazione principale) e la Grand Place si possono acquistare raffinati éclair glassati in tanti gusti, marveilleux belle come opere d'arte, cake e financier (anche in formato mignon) da accompagnare a cioccolate fumanti.
La notte è il momento da dedicare alle degustazioni di un altro orgoglio belga: la birra. Per ottimizzare i tempi e gli assaggi decidiamo di trascorrere la serata in un famoso locale del centro, il Delirium Café: una carta - un vero e proprio elenco telefonico - con oltre 2400 birre e un'atmosfera più che goliardica. Il bar si articola in un intero vicolo di Ilot Sacré, uno dei quartieri più suggestivi della città, il cuore antico di Bruxelles, animato da botteghe del merletto e ristorantini che propongono piatti tipici della gastronomia belga: waterzooi (stufato a base di pesce o pollo con verdure, panna e spezie) e moules-frites (cozze e patatine fritte). La birra, dicevamo...Leffe, Duvel e La Chouffe le ale (cioè le birre ad alta fermentazione) più conosciute che andavano per la maggiore tra i tavoli del locale.
Poco tempo e troppa voglia di scoprire tanto altro sul Belgio, sulla sua cultura "a metà strada" tra la Francia e l'Olanda, le tradizioni gastronomiche, le architetture mozzafiato e i paesaggi fiabeschi. Torniamo a casa con la promessa di trascorrere qualche giorno in più in questa terra affascinante, fuori dalla metropoli, tra le Fiandre e la Vallonia, per andare alla scoperta di cioccolatieri (quelli veri!) e abbazie.
Poco distanti la bellissima cattedrale di San Salvatore in stile gotico francese, con l'imponente torre, e la chiesa di Nostra Signora, un'affascinante esempio di gotico brabantino all'interno delle cui mura è custodita la marmorea Madonna col bambino di Michelangelo. Il cuore pulsante di Bruges è il Markt, la piazza del mercato su cui si affacciano, oltre al Belfort (la torre civica alta più di 80 metri simbolo della città) alcune tra le più prestigiose boutique di cioccolato che contribuiscono a rendere deliziosa l'aria che si respira in questa città.
Le strade del centro sono un susseguirsi di bottegucce che propongono oggetti d'artigianato locale, mercatini d'antiquariato, bistrot, brasserie e confiserie. Tra i prodotti tipici del Belgio, oltre alla birra e al cioccolato, gli speculoos, dei biscottini alla cannella tradizionalmente di forma rettangolare con stampe in rilievo in superficie, e le gaufres (o waffle), cialde dolci lievitate cotte tra due piastre di ghisa calde che, a contatto con l'impasto a base di farina, zucchero, uova, latte, burro e vaniglia, sprigionano profumi irresistibili.
Una delle sorprese che non ci si aspetta da Bruges è il Kruisvest, il Parco dei Mulini che si snoda lungo i bastioni orientali della città in un percorso verde di cui noi, purtroppo, non abbiamo potuto godere perché era ora di tornare alla base ed esplorare almeno un po' la Capitale della birra e del cioccolato.
Arriviamo a Bruxelles al tramonto e la bellezza della Grand Place illuminata, con le decorazioni dorate della Maison du Roi e lo spettacolo di volte a crociera e altorilievi del Municipio e della Tour Inimitable, ci fa dimenticare il fischio assordante delle sirene. Il tempo a disposizione è poco ma il momento tanto atteso è arrivato: possiamo partire come trottole impazzite alla volta del tour del cioccolato.
Purtroppo Bruxelles è una città troppo turistica per lasciare spazio alle botteghe dei piccoli artigiani che si dedicano alla selezione e alla lavorazione a regola d'arte del "cibo degli dei". Le vie principali sono un susseguirsi di insegne di colossi commerciali che vantano una storia più o meno recente (su tutti Leonidas, Mary e Neuhaus - a quest'ultimo si deve l'invenzione della pralina) e propongono cioccolato in ogni forma, colore e consistenza (il clima pre-pasquale, ovviamente, accentua la creatività e la fantasia degli addobbi delle vetrine!). Per evitare di prosciugare il portafogli e di far schizzare in aria il tasso glicemico nel tempo di una breve passeggiata dedico assaggi e acquisti a due soli store, quelli che in città non possono essere considerati semplici negozi, ma vere e proprie boutique di haute chocolaterie: Godiva e Pierre Marcolini.
La maison belga Godiva, oltre che per le raffinate confezioni di praline e napolitains (carré assortiti - bianco, al latte e fondente 50%, 72% e 85% di cacao), attira i turisti con delle scenografiche fontane di cioccolato in cui vengono tuffate le fragole, vendute poi in "cartocci" da quattro o cinque pezzi (alla modica cifra di 8,50 euro), ottimo metodo per far venir voglia a chiunque di mangiare la frutta anche in vacanza (o di farla passare a chi pesa il portafogli)!
Pierre Marcolini è un maitre chocolatier che seleziona cru di cacao in giro per le aree del mondo più vocate e trasforma le fave in napolitains monorigine (Venezuela, Perù, Messico, Brasile, Giava, Madagascar, Trinidad ed Equador), praline e tartufini di rara eleganza. Le confezioni sono bellissime (e carissime!) e nella boutique di Galeries Royales Saint-Hubert, a metà strada da Gare de Bruxelles Central (la stazione principale) e la Grand Place si possono acquistare raffinati éclair glassati in tanti gusti, marveilleux belle come opere d'arte, cake e financier (anche in formato mignon) da accompagnare a cioccolate fumanti.
La notte è il momento da dedicare alle degustazioni di un altro orgoglio belga: la birra. Per ottimizzare i tempi e gli assaggi decidiamo di trascorrere la serata in un famoso locale del centro, il Delirium Café: una carta - un vero e proprio elenco telefonico - con oltre 2400 birre e un'atmosfera più che goliardica. Il bar si articola in un intero vicolo di Ilot Sacré, uno dei quartieri più suggestivi della città, il cuore antico di Bruxelles, animato da botteghe del merletto e ristorantini che propongono piatti tipici della gastronomia belga: waterzooi (stufato a base di pesce o pollo con verdure, panna e spezie) e moules-frites (cozze e patatine fritte). La birra, dicevamo...Leffe, Duvel e La Chouffe le ale (cioè le birre ad alta fermentazione) più conosciute che andavano per la maggiore tra i tavoli del locale.
Poco tempo e troppa voglia di scoprire tanto altro sul Belgio, sulla sua cultura "a metà strada" tra la Francia e l'Olanda, le tradizioni gastronomiche, le architetture mozzafiato e i paesaggi fiabeschi. Torniamo a casa con la promessa di trascorrere qualche giorno in più in questa terra affascinante, fuori dalla metropoli, tra le Fiandre e la Vallonia, per andare alla scoperta di cioccolatieri (quelli veri!) e abbazie.
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